sabato 1 novembre 2008

Possa la Sua polvere avvolgerti

Alcune riflessioni di un giovedì sera di qualche settimana fa.

Blessings.

J.

Luca 5:27-32

“ […] un monumento dice soltanto “sono arrivato fin qua” mentre un’orma dice “ero qui quando sono ripartito” (W. Faulkner)

Levi sedeva al banco delle imposte come ogni giorno, esercitando la sua impopolare professione. Egli era un impiegato dell’ufficio delle imposte e dunque una persona la cui figura ricordava costantemente ai suoi connazionali come Israele fosse una nazione soggetta, politicamente, all’impero Romano. Non solo. Levi era una di quelle persone che la gente cercava con tutte le forze di evitare: il Talmud stesso definiva gli esattori di tasse, forse con qualche ragione, dei “rapinatori”.

Gesù era appena uscito dalla casa in cui aveva guarito un uomo paralitico e stava, probabilmente, uscendo dalla città quando incontrò Levi. Lo trovò mentre egli stava esercitando le sue contestate mansioni.

Gesù lo notò. Lo guardò e gli rivolse una semplice parola: “Seguimi”.

La risposta di Levi fu sorprendentemente rapida. Egli lasciata ogni cosa (un particolare che Luca sottolinea con gran vigore rispetto agli altri sinottici), si alzò in piedi e si mise a seguirlo.

Si mise a seguirlo.

Questa espressione così concisa è molto densa e ricca di implicazioni. Per Levi, significò perdere in maniera definitiva il proprio posto di lavoro. Una volta abbandonata quella postazione egli non poteva più tornare indietro: quel gesto era un biglietto di sola andata, un’azione definitiva. Egli lasciò dietro alle spalle le sue ricchezze. Solitamente infatti, gli esattori di tasse, per non parlare poi dei capi di distretto come Zaccheo, erano persone benestanti con un letto soffice sotto il quale stavano tante tintinnanti monete. Alzarsi e seguire Gesù implicava la rinuncia a tutto questo, che da qualche anno era stato il mondo del puntuale esattore di tasse.

Ciò che però colpisce ancora più con vigore in questo brano è il verbo che Luca usa per esprimere ciò che fece Levi. Si mise a seguirlo, cioè Levi cominciò quel giorno a seguire Gesù. Akolutheo è un verbo molto bello, usato primariamente nei Vangeli: riferito alle folle è usato in senso neutrale e non implica il formarsi di qualche convinzione. È forse il seguire delle folle e delle masse, fatto più di curiosità che di passione personale. Quando però è riferito a singoli individui esso prende il significato di “seguire in rapporto intimo”; esso sottolinea l’inizio di quel “cammino lungo e in una sola direzione” che è noto come l’essere discepoli.

Levi aveva appena mosso il primo passo su quella strada che può essere percorsa soltanto in avanti.

L’immagine che questo verbo e questa azione suggeriscono è di straordinaria potenza perché si inserisce nel contesto dell’epoca con una dimensione nuova e fresca. Nella cultura di quei tempi era pratica comune scegliere un rabbi che diventasse la propria guida. Scelto il rabbi, il discepolo aveva una sola occupazione: ricevere più nozioni e insegnamenti possibili dal proprio maestro. Questo aspetto era così sentito che il maestro era seguito dovunque: mentre camminava, mentre parlava con altri, mentre comprava la frutta e la verdura, mentre svolgeva le faccende domestiche e addirittura mentre andava in bagno! La paura era quella di perdere una eventuale “perla” di saggezza o di non imparare una nuova preghiera. Si narra nel Talmud di una caso estremo in cui un discepolo scivolò di soppiatto nel letto del proprio rabbi e si pose tra moglie e marito, sotto le coperte. Al rimprovero del maestro egli rispose “Anche questa è Torah e devo imparare”. A parte i casi estremi, si comprende l’importanza di questo atto di seguire il proprio rabbi da una benedizione che uno studioso di Antico Testamento, Ray van der Laan, ci riporta:

“possa tu esser sempre ricoperto dalla polvere del tuo maestro”.

Possa cioè la polvere dei piedi del tuo maestro, alzata dai suoi sandali, coprire le tue vesti e avvolgerti, perché ciò significa che lo stai seguendo mentre lui cammina, significa che i tuoi occhi sono puntati su di lui, che le tue orecchie sono protese e pronte ad ascoltare ogni sua parola.

Levi cominciò questo tipo di cammino.

Fu Gesù, il Maestro, che cercò Levi. Gesù affermò di esser venuto specificatamente e volontariamente a chiamare l’esattore di tasse. Infatti, ai farisei che come al solito erano scioccati e scandalizzati dal fatto che il Signore si associasse con gli emarginati della società e i reietti, Gesù rispose: “Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori a ravvedimento” (Luca 9:32).

Così è anche di me e di te. E’ il Maestro che è venuto a cercarci e ci ha chiamato, lì dove eravamo: seduti al tavolo delle imposte, seduti davanti al bancone di un bar mentre ammazzavamo il tempo bevendo e cercando di annegare le domande e le angosce in un buon litro di birra, vestiti di abiti eleganti mentre soddisfatti dei nostri conseguimenti sentivamo forte il vuoto che essi portavano, bagnati di pianto mentre i nostri fallimenti si facevano sempre più pesanti e insopportabili, tesi come corde di violino mentre cercavamo di ottenere il massimo dalla vita, pieni di domande mentre la realtà ci appariva difficile e complicata. Proprio lì Gesù ci notò e disse: “Seguimi”.

Così è anche di te e di me per ciò che concerne non solo l’inizio del cammino ma anche il suo proseguimento.

In questa chiamata c’è tanto.

C’è il Suo amore, il Suo perdono e la Sua grazia, perché seguire Gesù significa seguire i Suoi passi fino alla città di Gerusalemme, verso la quale Egli si pose risolutamente in cammino (cfr. Luca 9:51): sul monte del Calvario, appena fuori dalla città, Egli morì sulla croce per il nostro peccato.

C’è la speranza e la vita eterna che Egli offre perché seguire Gesù significa anche, seguire la corsa di Pietro e Giovanni verso il sepolcro e scoprire che il Principe di Vita non poteva essere trattenuto dalla morte : quella stessa vita è la vita che ha chiunque crede in Lui.

C’è sicurezza e forza quotidiana perché seguire Gesù significa salire sul monte insieme ai discepoli, qualche istante prima della Sua ascensione, per ricevere le Sue parole, il Suo incoraggiamento, la Sua pace. “Ogni potere mi è stato dato, andate e fate miei discepoli. Io sono con voi.”(Matteo 28:18-20).

C’è una qualità di vita traboccante, fresca e indomita, perché seguire Gesù significa seguire le orme che Lui ha lasciato e che scrive sui nostri cuori mediante lo Spirito Santo .

C’è un attesa fatta non di rassegnazione e fatalismo, ma di impegno, amore, costanza, e gioia, perché seguire Gesù in questo lungo cammino significa partire da un Gerusalemme per arrivare ad un'altra Gerusalemme, splendente, gloriosa e “celeste”, dove Lui mi attende e desidera.

Il cammino non è facile. Gesù non lo ha mai nascosto; più volte parlando ai Suoi discepoli di ogni epoca ha detto cosa implicasse questo: rinunciare a sé stessi, prendere la propria croce, seguirlo dovunque le sue orme portino. Ma il Maestro cammina al mio e al tuo fianco. Ed Egli, mentre camminiamo, dischiude sempre più il Suo cuore: questo cammino è un cammino di amore, perdono, grazia, speranza, vita eterna, forza quotidiana, gioia, condivisione. Questo cammino è un cammino che dà alla vita il suo vero significato. Questo cammino è quello al quale il Maestro chiama tutti gli uomini e le donne.

Lascia che la polvere del Maestro ti ricopra.

Segui le Sue orme.

Ascolta le Sue parole.

Parlagli.

Lascia che il Maestro ti guidi, passo dopo passo.

Del resto questo è l’unico sentiero che porta a Casa.

1 commento:

Ladyhawke ha detto...

io che,come sai, Lo conoscevo solo per sentito dire faccio tesoro di queste parole.
il mio dialogo con l'Eterno-timido babettio di un bimbo- è il tentativo di una persona che ha la grande gioia di credere nel Padre e che alla chiamata ha risposto: "Sono qui!".
non mi rimane che (af)fidarmi e sperare che la Sua polvere possa avvolgermi.
un passo dopo l'altro, giorno dopo giorno.