venerdì 14 settembre 2007

Un regalo nella dolce attesa


Sto per diventare zio. Secondo i calcoli la "d-week" (è difficile parlare di giorno in questo caso) dovrebbe essere la terza settimana di Gennaio. La cosa certa è che sarà un bimbo. Ma la questione che attanaglia solitamente i molti (maschietto o femminuccia?) non mi è passata nemmeno per un momento per la testa: un neonato è un meraviglioso dono di Dio, e il fatto che sia maschio o femmina è come voler cambiare il colore della carta di impacchettatura di un regalo di per sè preziossisimo e inestimabile (forse la metafora è povera ma spero che abbia veicolato nel modo opportuno il mio pensiero).

Non ho parole adeguate per descrivere l'emozione; sto ancora cercando di dare una forma a tutto il flusso di pensieri (bellissimi) che mi passano per la testa; la gioia poi aumenta se mi guardo intorno. Infatti, vedo mamma intenta a preparare, ora all'uncinetto ora alla macchina da cucire, corredi da bimbo; papà continua a mantenere un certo savoir-fair ma in realtà dentro è già "sciolto" (lo capisci dal fatto che alle altre persone parla continuamente del futuro nipote). I nonni vanno sperimentando un misto di tenerezza e commozione all'idea di essere bis-nonni.

E il resto della famiglia è ugualmente entusiasta.

Io, futuro zio, non faccio che ballare e "danzare" all'idea; oggi poi faccio fatica a contenere la frenesia di consegnare uno dei primi regali al mio futuro nipotino. Con mio papà partiremo per andare dai miei "cuccioli" (così chiamo mia sorella Sharon e mio cognato Fabio -detto "Di Ninno"; essendo io più vecchio, mi sento come una fratellone maggiore, ed effettivamente lo sono, eh eh..). Sono sicuro che con Fabio cominceremo a fantasticare sulle attività del pargolo suscitando le risate di mia sorella. Comunque, siccome sono irrefrenabilmente contento, ho deciso, in un "eccesso di follia" di fotografare il regalo: un bellissimo paio di Converse blu (proprio come quelle dello zio).

Siete pregati di intenerirvi insieme a me.

martedì 11 settembre 2007

Don Chisciotte e Dulcinea

Questa è una breve poesia che ho scritto ieri sera, mentre avevo una di quelle fasi tipiche che mi avvolgono durante il mese di Settembre, ovvero una piacevole ora di malinconia. Lungi dall'essere qualcosa di "tragico" è invece un buon tempo di riflessione. Victor Hugo diceva che "la malinconia è la gioia di essere tristi". Un bell'ossimoro, denso di significato e particolarmente vero.
Non c'è una dedica particolare; non c'è la pretesa di voler essere poeta o di voler fare poesia.
Scrivere ha una funzione certamente catartica (grazie Aristotele!), aiuta a fissare idee e a riflettere; io uso lo scrivere in questo senso. Forse l'interpretazione della figura di Don Chisciotte che trapela dalla parte finale della poesia è tipicamente romantica: mi scuso con tutti gli addetti ai lavori per questa elaborazione personale..

A Dulcinea

Ti ho conosciuta, corteggiata,
amata, sposata,
sono invecchiato con te,
abbiamo avuto figli,
abbiamo visto i nipoti,
abbiamo percorso un viale di ciliegi mano nella mano
ed era Maggio
e poi Settembre,
e poi Dicembre,
e poi di nuovo, la primavera.
Abbiamo vissuto stagioni,
trascorso anni,
viaggiato,progettato,
sognato
e condiviso il nostro cuore.
Eppure sono passati pochi istanti
da quando ti ho visto.

E mi riscopro Don Chisciotte,
cavaliere stravagante, sognatore, solitario;
e ti vedo Dulcinea,
tu che non conosco
eppure che guardando negli occhi
ho amato così intensamente,
tanto da trasformare, nel pensiero,
un frazione di tempo
in un cammino insieme,
lungo la vita.