lunedì 23 luglio 2007

riflessioni all'alba

E' ancora caldo qui a Rimini; nella notte appena passata raramente le foglie si muovevano.

Alle sei ero già sveglio: a nulla è servito rotolarsi da una parte all'altra del letto cercando un angolo fresco o cercando la mitica (mitologica?) "posizione" che assicuri il ritorno a quella oretta di sonno in più che "fa la differenza" (solitamente la ricerca di tale postura impegna notevolmente tutto il corpo: braccio destro sotto il cuscino, braccio sinistro penzolante fuori dal letto, gambe rannicchiate, viso che cerca di affondare la guancia predestinata tra le pieghe del cuscino, ecc..).

Mentre cercavo di occupare ogni zona del letto come se fossi una impasto ben steso con il mattarello, alcune ferite sono tornate a dolere un pochino. Ed ecco che le sei del mattino diventano un buon orario per qualche riflessione e qualche pensiero.

Con la mente torno a lei, involontariamente o forse no, non saprei dire; ora è in America, lontana di quella distanza che la nostra separazione aveva già segnato in maniera invisibile tra le nostre anime. La decisione presa è giusta: non ci sono dubbi. Ci conoscevamo da tanto e tanto tempo avevamo condiviso le nostre vite e i nostri cuori, ma alcune parti dei nostri cuori non erano armonizzate bene; invece di produrre accordi producevamo dissonanze che spesso risultavano in sonorità dodecafoniche (mi perdonino Schoenberg Webern e Berg).

Nonostante questo ci sono stati momenti che risultano essere difficili da dimenticare, quei ricordi che spesso non dicono niente se raccontati ad altri, ma che per i due innamorati sono un vero e proprio altare della memoria, un momumento maestoso e grande a cui spesso il cuore offre sacrifici di riconoscenza.

Ed eccomi ancora nel letto a rotolare e a pensare a lei. Maledetti pensieri orgogliosi: "con chi sarà ora? chissà se poi quell'amico che le stava dietro, ora che ha campo libero, si farà avanti?"; ecco che la mente poi passa a considerare le sue amicizie e i possibili pretendenti, tutti quei "loschi figuri" che quando eravamo ancora insieme, giravano intorno a lei come api intorno al miele; "No, no, Jonathan, così non va, cambia oggetto di pensiero"; ed ecco allora che torno a lei nuovamente e a tutte le nostre convezioni segrete: "raiscbin" ( una parola inventata da lei per indicare una specie di legislazione divertente che avrebbe dovuto regolare la quantità di carezze e di baci a lei dovuta, spesso migliaia), "cuccioli", risate sui momenti vissuti insieme, il concerto a Cesenatico dei Doctor 3 (managgia la serata perfetta dal mio punto di vista: jazz d'autore, posti riservati per noi due a tre metri dagli abili musicisti, passeggiata romantica sul lungo mare, ritorno a casa in macchina tra i mille piccoli bagliori della notte e soprattutto la persona che ami con te, lì a condividere con te questa stessa passione; i suoi occhi persi tra lo sfavillio dei riflettori e i riflessi delle luci sugli strumenti laccati; e le sue mani ("la cosa più tenera che ho mai sentito" direbbe Snoopy) che stringono le tue, mentre con la testa sei proiettato fuori dallo spazio-tempo.

"No no, non va ancora bene, cambia pensieri, cambia, pensa all'esame, alle formule, al dutch-roll, al fugoide, alle derivate aerodinamiche"; non ce la faccio. Forse leggere qualcosa mi aiuterà a focalizzare la mente da un altra parte.

Ecco che allora mi capita tra le mani il volumetto che non mi doveva capitare: Catulli Carmina, ovvero le poesie di Catullo (va beh lo so carmen- carmina- è una dizione più precisa, ma lasciatemi fare una traduzione libera). Da quanto tempo è che non lo aprivo! C'erano due dita di polvere sopra: ora ricordo! Lo comprai in quarta superiore dopo che il fantastico carmen conosciuto come "Odi et Amo" aveva aperto una porta nella mia immaginazione e aveva scosso le mie emozioni (quanti poeti si sono prodotti nella traduzione di questo breve componimento e quanti hanno cercato di carpirne il fascino e la potenza). Comincio a sfogliare le pagine finchè non giungo a "Miser Catulle". Ed ecco quelle righe che riaccendono tutti i pensieri:

"Vale, Puella. Iam Catullus obdurat... Addio, amore mio. Catullo non cede più

non verrà a cercarti, non ti vorrà per forza:

ma tu soffrirai di non essere desiderata.

Guardati dunque: cosa può darti la vita?

Chi ti vorrà? per chi ti farai bella?

chi amerai? da chi sarai amata?

E chi bacerai? a chi morderai le labbra?

Ma tu, Catullo, resisti, non cedere".



Grandioso: caro vecchio Gaio Valerio Catullo, a volte sconcio e sporcaccione, diretto e maleducato, altre volte sarcastico e pungente al limite tra lo sbeffeggio e l'insulto vero e proprio, ma altre volte superbo in quei versi che descrivono le passioni di un innamorato e la sofferenza dell'amante dilaniato tra amore e odio, gelosia e invidia, fuoco e freddezza.



Mi fermo un secondo e chiudo gli occhi: sento pochi rumori, molti ancora dormono. Quando riapro gli occhi sono passati solo dieci minuti; pensavo fosse passata almeno un'ora.



Il flusso di pensieri però non si ferma ai pungenti pizzicotti che alcune ferite danno, nemmeno alla bellezza di certi versi catulliani. Comincio a guardare al sottoscritto e al fatto che c'è Qualcuno che mi ama di un Amore più grande di me e di quello che io ho potuto provare per lei, un Amore più denso e forte di quello che posso avere per qualsiasi altra persona (familiari, amici, ecc), un Amore risoluto, ostinato, gentile, educato, forte, fedele, tenero, pieno di verità e speranza, che desidera vedere nel suo oggetto la realizzazione di ogni bene. Un amore che è l'amore di Dio.

A questo punto i miei pensieri si rivolgono a due testi che nella mia memoria e nel mio cuore sono segnati a lettere cubitali, due passi del Nuovo Testamento che sanno di grandiosità e che al contempo sono tremendi in potenza e significato:

Il primo è di Paolo che, in un impeto biografico e personale (alla stregua di tanti altri momenti d'oro che si trovano nelle sue lettere, in cui addirittura la punteggiatura salta e la penna segue un cuore ricolmo di riconoscenza verso Dio), esclama ai travagliati Cristiani della Galazia: "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio, il quale mi ha amato e ha dato sè stesso per me" (Galati 2:20, enfasi mia).

Il secondo è di Giovanni che nella sua prima sinfonia, nota ai più come 1 Giovanni, scrive queste parole straordinarie: "In questo si è manifestato per noi l'amore di Dio: che Dio ha mandato il Suo Figlio unigenito nel mondo, affinchè per mezzo di Lui, vivessimo. In questo è l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che Egli ha amato noi, e ha mandato Suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati". (1 Giovanni 4:9-10, enfasi mia).



Sono amato (sei amato). Non in maniera superficiale, ma totale.
Sono amato (sei amato). Non in maniera casuale e romantica, ma senza riserve.
Sono amato (sei amato). Non ho dovuto cercare Chi mi amasse, Lui ha cercato me.
Sono amato (sei amato). Non sono io ad avere il cuore dell'innamorato, ma Lui, che nella gioia del Suo amore, fa cantare un orchestra di angeli per avermi trovato (cfr. Luca 15:10).

Ecco perchè Chi scopre questo amore e questa grazia può affermare: "siamo stati uccisi dai baci di Dio" (George MacDonald)

venerdì 20 luglio 2007

Piccola riflessione serale su identità e relazione

Soeren Kierkegaard.
Pensatore voluminoso e imponente, mente brillante e sottile, teologo, filosofo, prosatore, uomo che fece della riflessione una vera e propria missione.
Non nascondo che il grande mister K. sia uno dei miei pensatori preferiti.

Giusto oggi stavo pensando ad un piccolo estratto del suo diario che qui riporto.

"Il Singolo è la categoria attraverso la quale devono passare - dal punto di vista religioso - il tempo, la storia, l'umanità".
Il pensiero poi prosegue in una contrapposizione riguardante il "Singolo" e la "Folla". Kierkegaard vede la "folla come menzogna".

Senza addentrarci troppo nei meandri del pensiero Kierkegaardiano, possiamo però fare una piccola riflessione sulla nostra società.
Anche noi viviamo in un tempo dominato dalla "folla". Modi di fare e di dire, il pensiero stesso, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è buono e ciò che è cattivo, ciò che è bello e ciò che è brutto, ciò che è "cool" è ciò che è "out", tutto questo è determinato dalla "folla", da ciò che la massa pensa. La nostra società spinge le persone a modellare la propria vita e i propri valori etici intorno ai modelli televisi o cinematografici: i fan club sono la punta di un ice-berg chiamato "perdita dell'identità nel conformismo" (e ironicamente l'anti-conformismo è un conformismo alla rovescia). Ma se da un lato la pressione esercitata dalla combinazione "mass-media più folla" è forse una attenuante, resta nostra la responsabilità di opporci o di adeguarci, di dire no o dire sì.

In mezzo a una simile situazione è bene allora prendere sul serio il consiglio di Mister K. e ritornare alla categoria del Singolo, non inteso come teoria egocentrica (cioè me al centro del mondo), ma come pratica di una identità personale che Dio ha donato a ogni creatura: non una chiusura ermetica ed eremitica dal resto del mondo, ma un camminare con gli altri preservando la propria singolarità; non il forzare la propria diversità esibendola con modo eccentrico, ma il coraggio di essere sè stessi in mezzo agli altri con i propri pregi e i propri difetti.

Come ogni altro aspetto di questa vita, e in particolare di quella vita che il Nuovo Testamento chiama cammino del discepolo di Cristo, si tratta di trovare un punto di equilibrio fra due tensioni: la tensione derivante dalla tentazione di perdersi tra le masse e le folle di questo mondo, la tensione derivante dal chiudersi in sè stessi e di non volersi relazionare agli altri (vivere cioè come un'isola).

Un altro grande personaggio del passato ci fornisce questo equilibrio in un suo scritto: "Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo" (1 Giovanni 3:1). Giovanni ci sta dicendo che Dio ci ha dato una identità e ce l'ha data in Suo Figlio Gesù. Una identità che preserva la nostra singolarità (entro in questa relazione con Dio in maniera personale, intima e unica nel suo genere, sono amato singolarmente da Dio e conosciuto da Lui in tutti i miei aspetti ) e una identità che al contempo ci pone in comunione e amicizia con le persone, perchè, una volta che qualcuno ha sperimentato Dio, o per dirla come il Salmista, una volta che uno "ha gustato (assaporato) che Dio è buono" non può fare altro che relazionarsi: condividere, testimoniare, cantare, mangiare, danzare, correre e quant'altro, insieme ad altri.

L'unico modo per diventare veramente umani e vivere la propria identità e,
al contempo, l'unico modo per diventare capaci di vivere in relazione ad altri in maniera completa, è entrare prima di tutto in relazione con Dio: "ogni volta che recuperiamo un pezzo della nostra vita dalla folla e rispondiamo alla chiamata di Dio nei nostri confronti, siamo un pochino di più noi stessi, un pochino di più umani. Ogni volta che ripudiamo gli abiti della folla e pratichiamo le discipline della fede, diventiamo un pochino di più vivi" (Eugene Peterson , Run with the horses, IVP).
Uscire dalla folla per ricevere identità nella relazione fondamentale (quella con Dio); uscire dalla folla per poi tornare tra la folla per servire, essendo capaci di amare il prossimo e di mostrare che Dio cambia le vite dando completezza, guarigione ai nostri contrasti, risposte al nostro anelito di certezze e donando, infine, una identità centrata e radicata nella Sua persona.

Dutch Roll

Aeroplani, ovvero poesia in movimento.
Li studio "per professione" all'università: un sogno che si è realizzato e che tuttora continua; ricordo ancora da piccolo quando con la mia rivista "take off" leggevo le interviste ai piloti e cercavo di memorizzare i nomi dei miei caccia-bombardieri preferiti.
Ma come i grandi amori della vita, anche questo richiede sofferenza (gli americani dicono molto semplicemente "no pain no gain") e pazienza, cura e attenzione, sacrificio e "devozione": così, oggi è il quarto giorno di una settimana calda e afosa in cui la media è stata di oltre trenta gradi, con umidità a livelli esorbitanti, e io, insieme ad altri "compagni di armi" (i cari vecchi Urbinella e Wollo), mi accingo a studiare le sudate carte che cercano di catturare in formule e relazioni matematico-fisiche la magia e il prodigio del volo.
Ipotesi (assi stabilità, assi venti, angoli di Eulero, modelli ridotti), grafici (time histories, Bode, ecc..), algebra lineare (il fidato Cramer, solutore di sistemi),controlli automatici (Gain, Phase,funzioni di trasferimento), aeromeccanica (stabilità longitudinale e latero-direzionale): tutto ciò costa fatica fisica e cerebrale, ma basta vedere un video su youtube, forse non un capolavoro della cinematografia, di un aereo abbastanza comune (un Basset), per cominciare la giornata con la voglia di studiare e comprendere a fondo ciò che sta dietro a questa esaltante avventura chiamata volo.
Perchè il titolo dutch roll a questo post? Per diversi motivi: primo questa mattina è tempo di ripassare il dutch roll (un modo della dinamica laterodirezionale di un aeromobile); secondo perchè vi allego il link al video di youtube di cui parlavo prima, in cui potrete ammirare voi stessi il dutch roll "in azione"; terzo perchè spero che con l'immaginazione riusciate a vedere come questo aereo si stia comportando come un pattinatore sul ghiaccio (il nome deriva proprio da un movimento fatto dai pattinatori sul ghiaccio), cioè con la stessa leggiadria e con la stessa bellezza di movimento.

http://www.youtube.com/watch?v=vqVQ_s8XL6s

Buona visione a tutti.




giovedì 19 luglio 2007

le mani di Dio

Sono innamorato del libro di Geremia: non lo nascondo.
Proprio per questo motivo ogni volta che lo leggo, e ciò accade spesso, rimango sempre affascinato e meravigliato, toccato e segnato profondamente.

Uno dei passi forse più celebri dell'intero libro - Geremia 18 - mi ha "ispirato" (uso una parola grossa dal momento che non sono tecnicamente un poeta o un letterato) una piccola "poesia" che qui pubblico.

"Vai alla casa del vasaio,
Geremia,
vai e guarda la Mia parola incarnata;
questa volta non in un ramo di mandorlo fiorito
e nemmeno in una pentola rovesciata,
ma nelle mani callose del vasaio.

E lì, ascolta la Mia voce
e scorgi in quelle mani
il Mio cuore:
Io,
il Dio che si sporca le mani."

La Bibbia: non la solita storia dell'uomo che cerca Dio, ma la storia di Dio che cerca l'uomo, non la storia di uomini che elevano i loro animi a purezza tramite ascetismi e discipline rigide, ma la storia di Dio che si sporca le mani per fare di blocchi di argilla amorfi, vasi.
Vasi che portino l'inconfondibile impronta del Mastro tornitore.

lunedì 16 luglio 2007

Peter's law

Mentre ero in biblioteca stamattina, mi è capitata tra le mani una antologia di poesie, edita da Einaudi, della poetessa Alda Merini. Sono rimasto particolarmente colpito da una poesia che qui riporto. A parte la bellezza della poesia in sè (dire che è straordinaria è riduttivo), l'episodio a cui indirettamente rimanda, è una storia che amo particolarmente perchè è la storia che si ripete in tante vite, la storia della costanza dell'amore di Dio nei confronti di creature spesse volte "romantiche" e volubili, capaci di grandi affermazioni e di azioni misere e povere, la storia di come Dio fa suonare le "campane della redenzione" in cuori afoni e privi di melodia gioiosa.


Missione di Pietro

Quando il Signore, desolato e grigio,
ombra della Sua ombra incespicava
dentro il Suo verbo colmo di incertezza,
Pietro comparve, forte nelle braccia
e nelle membra a reggerLo nel mondo...

Quando Pietro fu solo nel peccato,
quando già rinnegava il Suo Signore
e Lo vendeva a tutti nella frode,
Dio non comparve (si era già velato
per la notte più oscura profetata),
ma gli fece suonare dentro il cuore
le campane più vive del riscatto.

PIETRO FU IL PRIMO A IMMERGERSI NEL SANGUE!


Questa breve composizione coglie un'aspetto che la narrazione dei Vangeli mette in risalto, cioè la caduta e il ristabilimento di Pietro e soprattutto l'interesse di Cristo nella vita delle singole persone.
Pietro, proprio lui, uomo rude, passionale e sanguigno, veloce nell'affermare grandi cose, veloce nel contraddire con i fatti quelle stesse espressioni titaniche; Pietro, pescatore abile, uomo che sapeva "il fatto suo", forte di braccia e di fisico anche se ormai non più nel fiore degli anni; Pietro uomo onesto e dal cuore leale, lui che disse "Da chi andremmo noi? Tu solo hai parole di vita eterna" (Giovanni 6:68); Pietro, persona amata da Dio e persona in cui Dio voleva compiere qualcosa.
La storia di Pietro è la storia di ogni altro discepolo (di Giovanni abbiamo la sua trasformazione da uno dei Boanerges, cioè figlio del tuono, ad apostolo per eccellenza dell'amore di Dio; che dire poi di Paolo da Tarso e di Giacomo, Tommaso e gli altri?). La storia di Pietro è la storia di ognuno di noi: non noi che cerchiamo Dio, ma Dio che cerca noi, non la nostra costanza, ma la Sua fedeltà,
non le nostre azioni, ma la Sua opera in noi, non il nostro affetto, ma il Suo amore per noi.

Pietro, Giovanni, Paolo, Jonathan, tu,
"il primo a immergersi nel sangue!", quel sangue che ancora adesso porta perdono, pace, completezza e senso nelle nostre vite.

domenica 15 luglio 2007

Briciole di Teologia

Un po' di tempo fa ho letto questa "chicca" del sempre eccezionale Frederick Buechner:

"La teologia è lo studio di Dio e delle sue vie. Per quel che ne sappiamo, gli stercorari possono studiare l'uomo e le sue vie e chiamano ciò umanologia. Se così è, saremmo probabilmente più colpiti e divertiti che irritati. Uno spera che Dio provi la stessa cosa".

Visto il panorama moderno c'è da augurarselo.

Prime Parole

Come i libri iniziano con una introduzione, necessaria all'autore per spiegare le intenzioni o i motivi che lo hanno spinto a scrivere, così anch'io vorrei iniziare le "attività" di questo blog con qualche parola di introduzione al fine di spiegare a tutti coloro che leggeranno, cosa troveranno fra queste righe. Sono una persona per carattere portata all'entusiasmo, e tutto ciò che faccio è motivato dall'entusiasmo e dalla convizione. Sono uno studente, un fratello, un figlio, un cittadino di Rimini, un uomo che vive nel ventunesimo secolo, ma prima di tutto una persona che ha trovato la sua identità in Gesù Cristo: per questo motivo sono in mezzo a tutte queste cose un Cristiano.
In questo blog la mia intenzione è quella di condivedere con altri pensieri, riflessioni, meditazioni, immagini, poesie, aforismi e, in generale, quello che fa parte della mia vita. Spero però che questo processo non sia unidirezionale, ma possa coinvolgere chi legge a rispondere e ad entrare in dialogo. Proprio il processo di dialogo e di confronto con altri è uno dei fattori che credo sia alla base della maturazione personale di un uomo o di una donna. Come scrisse il grande poeta John Donne "nessun uomo è un'isola" e io sono convinto di ciò (oltre che essere innamorato della poesia di J. Donne!).
In un qualche modo le nostre vite si intrecciano e si toccano e nei rari momenti in cui risuciamo a fermarci a pensare, possiamo scorgere, forse con sorpresa, quante persone hanno segnato le nostre vite (sia in bene sia in male): sia le ferite che le carezze provenienti da questo raffrontarci continuamente con altre creature simili a noi, determinano in noi una crescita. Possiamo decidere di sottrarci a questo processo e divenire così chiusi in noi stessi, oppure possiamo decidere di aprire i nostri cuori e le nostre menti per condividere chi siamo davvero ed esporci agli altri: in questo ultimo modo, nonostante si corrano sicuramente dei "rischi", diventiamo vere persone, capaci di parlare e ascoltare, di guardare e pensare.
In questo blog dunque, tu che leggi, troverai semplicemente una sorta di diario di riflessione basato su quella esperienza che è comune a tutti, quel cammino arduo ma al contempo straordinario chiamato vita.
Se in qualche modo la tua e la mia vita saranno arricchite, allora questo blog avrà adempiuto il proposito per cui è stato creato.